Aumento di 750 euro in busta paga per tutte alle lavoratrici con figli, svolta incredibile

Cos’è, come funziona e chi ha diritto al bonus mamme lavoratrici, a maggio esteso alle dipendenti della PA: tutti i dettagli

C’è grande attenzione sul bonus per le mamme lavoratici nell’ambito della PA, con una gran fetta di dipendenti pubbliche con figli piccoli che non ne ha ancora beneficiato.Occorre venisse adeguato il sistema NoiPA, finalizzato a gestire i stipendi del pubblico impiego. Nel dettaglio, una determinata funzionalità che permette agli uffici che si occupano dei pagamenti delle varie PD di immettere i fondi inerenti lo sgravio in busta paga.

Bonus mamme lavoratrici
Bonus mamme lavoratrici, dipendenti PA: i dettagli – cityzen.it

Da maggio anche le lavoratrici PA cominceranno a beneficiare dello sgravio contributivo sino a tremila euro annui, e le dipendenti statali che non hanno ancora ottenuto il bonus in tale mese vedranno l’arrivo anche degli arretrati.

Dunque, alcuni potranno ricevere un aumento sino a 750 euro in virtù dell’incentivo. Al contempo, non mancano anche pressioni mirate ad un allargamento della platea, ad ora alle madri con contratto a tempo determinato non spetta la decontribuzione.

Le lavoratrici del pubblico dunque si aggiungono a quelle del privato, in merito all’aggiunta retributiva che la legge di bilancio prevede. Superate alcune difficoltà burocratiche, anche le dipendenti del pubblico a tempo indeterminato con 2 o un numero maggiore di figli ne beneficeranno.

Bonus mamme lavoratrici: dipendenti PA e privato

Più nel dettaglio della misura, si tratta di una esenzione dal pagamento dei contributi di pensione per talune categorie di lavoratrici, che abbiano quantomeno 2 figli. La misura varia a seconda del reddito IRPEF e viene riconosciuta in automatico dal dottore di lavoro nel periodo 01.2024 – 12.2026, tranne qualora non dovessero più sussistere i requisiti previsti.

Bonus mamme lavoratrici
Dipendenti PA e bonus mamme lavoratrici: importi, requisiti e altri aspetti – cityzen.it

Ad ora, occorre che le dipendenti presentino una dichiarazione scritta all’azienda presso cui svolgono l’attività lavorativa, affinché confermino il soddisfacimento dei requisiti. Nel prossimo futuro poi, arriverà una piattaforma dedicata sul portale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dove le madri comunicheranno in autonomia i codici fiscali dei figli per l’ottenimento della misura.

L’erogazione del bonus mamme lavoratrici riguarderà soltanto le lavoratrici dipendenti del pubblico o privato a tempo indeterminato, part – time, contratti di somministrazione a tempo indeterminato oppure apprendistato, che abbiano 2 o più figli a carico. La misura spetterà, alle donne con 2 figli, soltanto per l’anno in corso oppure sino a quando il più piccolo dei figli farà dieci anni. 

Passando a chi ha 3 o un numero maggiore di figli, l’erogazione della misura avverrà dal 01.24 al 31.12.26, oppure sino al momento in cui il figlio più piccolo compia diciott’anni.

Il bonus mamme lavoratrici, dunque, non spetta più quando i figli minori raggiungono il limite d’età previsto dalla normativa, oppure alla scadenza del periodo di tempo indicato. Assenti le restrizioni d’età per i figli più grandi, e nessuna distinzione presente nel caso degli figli adottati oppure in affidamento.

Altresì, non viene specificato nella normativa se si perde il diritto alla misura qualora i figli non convivessero con la mamma o se fossero affidati soltanto al papà. Non vi sarà l’erogazione per le mamme che hanno soltanto un figlio, pur se con disabilità, così come a lavoratrici domestiche, pensionate e lavoratrici a tempo determinato. E ancora, professioniste autonome, disoccupate e collaboratrici occasionali.

Bonus mamme lavoratrici: importi e soggetti coinvolti

Dal punto di vista degli importi riguardo il bonus mamme lavoratrici, come detto sono variabili a seconda del reddito. La trattenuta dei contributi previdenziali è del 9.19% della RAL, oppure 9.49% riguardo le aziende con un numero di dipendenti maggiore di quindici, con la corresponsione per coloro a cui spetta che avviene sin da gennaio.

Al massimo, la soglia d’esonero contributivo in relazione al periodo di pagamento mensile, è stabilita a duecentocinquanta euro, ovvero tremila divisi per dodici. Nel caso di rapporti lavorativi instaurati oppure risolti durante il mese, la soglia si riproporziona assumendo 8.06 euro per ciascun giorno di fruizione.

Dal momento che, per la decontribuzione, la soglia massima è di tremila euro, qualora la trattenuta dei contributi previdenziali fosse maggiore di tremila euro, la parte che eccede non verrebbe versata alla persona.

Dallo stipendio lordo si trattengono i contributi previdenziali, e sull’importo che resta si calcolano le imposte. Il bonus mamme lavoratrici è una misura alternativa al taglio del cuneo fiscale, che riguarda ogni lavoratore la cui Ral è sino a trentacinque mila euro.

Il bonus riguarda, nel complesso, un numero di lavoratrici quasi di 1 milione. Quelle della PA, ma anche del settore privato che abbiano quantomeno 3 figli (uno minore di 18 anni), ovvero più di cento dieci mila, e le lavoratrici con 2 figli (1 minore di 10 anni), all’incirca seicento mila. Il diritto allo sgravio per quest’ultime riguarda soltanto quest’anno.

L’assegnazione non sarà però automatica ma richiede la richiesta esplicita, con la comunicazione dei codici fiscali dei figli all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale attraverso il datore lavorativo.  Questi, alcuni dettagli al riguardo, per approfondire aspetti e dettagli è bene consultare anche esperti del campo per chiarire eventuali dubbi e saperne di più.

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