Cronaca

Reddito di Cittadinanza Europeo: la nuova svolta anche per le famiglie italiane

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Paolo Pontremolesi

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, potrebbe presto arrivare un importante cambiamento per milioni di cittadini degli Stati UE.

Dopo la vittoria alle elezioni regionali della Sardegna, il Movimento 5 Stelle è tornato ad avere una rilevanza sempre più marcata nel panorama politico italiano. Il suo presidente, Giuseppe Conte, ha rilasciato diverse interviste in questi giorni, in cui ha parlato più approfonditamente di temi importanti come la possibile alleanza con il Partito Democratico o le intenzioni del suo partito per le prossime elezioni europee, che si svolgeranno a inizio giugno in tutti i paesi UE. Tra le dichiarazioni più interessanti fatte a questo proposito, Conte è tornato a parlare di Reddito di Cittadinanza Europeo.

Si torna a parlare di Reddito di Cittadinanza europeo – cityzen.it

L’ex presidente del consiglio ha infatti annunciato che, in ambito europeo, il M5S si spenderà affinché si cominci a parlare di un sostegno alle famiglie di natura comunitaria. L’annuncio è stato accolto con favore dai sostenitori dell’ormai scomparso Reddito di Cittadinanza, mentre si è subito guadagnato le critiche degli esponenti del centrodestra, storicamente contrari a questa misura. Ma come sarebbe possibile dare vita a un progetto simile? A spiegarlo ci ha provato un po’ di tempo fa l’ex Presidente dell’INPS Pasquale Tridico, da sempre molto vicino ai 5 Stelle.

Possibilità o fantasia? Reddito di Cittadinanza europeo: come trovare i soldi

Tridico, oggi docente presso l’Università Roma Tre, ha avanzato questa proposta partecipando a un convegno sul salario minimo, organizzato al Parlamento europeo da Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 stelle.

Diversi esponenti del M5S sostengono la necessità di un RdC europeo – cityzen.it

L’ambizione di introdurre “un sostegno finanziario paneuropeo” mira non solo a gettare le fondamenta per un sistema di welfare europeo ma anche a contrapporsi agli squilibri economici che emergono in ogni crisi in Europa, ha illustrato il docente. “Durante le crisi, le nazioni con deficit preesistenti sono costrette ad aggravarlo per affrontare le spese sociali legate a povertà e disoccupazione“, come dimostrato dalla Grecia nel corso della sua crisi finanziaria.

La situazione ad Atene si è aggravata fino a quando l’UE ha deciso di reintrodurre limiti di bilancio stringenti. Tuttavia, se la Grecia avesse avuto accesso a un fondo europeo sostenuto collettivamente, avrebbe potuto gestire la crisi con maggior serenità, similmente a quanto avvenuto per diversi stati membri durante la pandemia di Covid, che hanno beneficiato del Sure, un programma di prestiti temporanei lanciato dall’UE per sostenere misure anti-disoccupazione.

Secondo Tridico, è essenziale adottare “strategie di stabilizzazione automatica”, e il sostegno finanziario paneuropeo “rappresenta proprio ciò, se erogato mediante trasferimenti centralizzati da Bruxelles, finanziati attraverso il contributo di tutti gli stati membri in base alla loro capacità economica“, con la distribuzione dei fondi basata su criteri di necessità, povertà e livelli di disoccupazione di ciascun paese.

L’economista ha proposto anche l’introduzione di una tassa europea sui profitti aziendali per finanziare l’iniziativa. “Negli ultimi 30 anni, questa imposta è stata ridotta mediamente del 45% in Europa. In Italia, era del 50% nel 1990 e oggi è del 24%. Questa tendenza al ribasso è comune a tutti i paesi, in una competizione per attrarre capitali“.

Secondo i suoi calcoli, se l’UE imponesse una tassa societaria minima del 23% a tutti gli stati membri (inferiore persino a quella italiana), potrebbe aumentare il budget condiviso del 2% e disporre di fondi adeguati per erogare un sostegno finanziario paneuropeo.

Paolo Pontremolesi

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