Su alcuni assegni pensionistici saranno riconosciuti gli arretrati. Quanti soldi spettano e quali soggetti riceveranno gli importi aggiuntivi? Scopriamolo.
L’INPS ha comunicato che sta provvedendo al ricalcolo e alla liquidazione degli arretrati sulla pensione di reversibilità.
La decisione si è resa necessaria in seguito alla sentenza n. 162 del 30 giugno 2022 della Corte Costituzionale, con la quale è stata dichiarata l’illegittimità del taglio della prestazione riconosciuta ai superstiti nell’ipotesi in cui il beneficiario abbia già un reddito personale superiore a una determinata soglia.
Per i giudici, tale decurtazione non può essere applicata in misura superiore alla concorrenza degli stessi redditi. In che modo l’INPS ha deciso di recepire questa importante decisione?
La pensione di reversibilità è una prestazione riconosciuta ai familiari superstiti di un pensionato deceduto, con lo scopo di assicurare a tali soggetti una fonte di reddito.
La pensione di reversibilità spetta in misura piena solo nel caso in cui il reddito del beneficiario è inferiore a 3 volte il trattamento minimo annuo (pari attualmente a 23.345,79 euro). Se il reddito supera di 3, 4 o 5 volte il trattamento minimo, si applica un taglio all’importo spettante pari al 25%, al 40% e al 50%.
La Corte Costituzionale, tuttavia, ha fissato un limite a tale decurtazione, stabilendo che non possa essere superiore alla concorrenza degli stessi redditi. In altre parole, non si può tagliare la somma della reversibilità per un valore maggiore dei redditi percepiti dal titolare della prestazione.
Sulla base di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, l’INPS, con la Circolare n. 108 del 22 dicembre 2023, ha chiarito che verserà gli arretrati della pensione di reversibilità. A tal fine, provvederà al riesame d’ufficio delle prestazioni pensionistiche, se l’ammontare delle trattenute ha superato l’importo dei redditi aggiuntivi percepiti dagli aventi diritto alla reversibilità.
Agli interessati saranno pagate le differenze sui ratei arretrati e gli interessi legali o la rivalutazione monetaria, entro la soglia della prescrizione quinquennale. L’INPS risarcirà coloro che hanno subito un taglio sulla pensione di reversibilità, entro un massimo di 5 anni (dopo i quali il diritto si prescrive).
Ricordiamo, infine, che la riduzione della pensione di reversibilità non è sempre disposta. Non può, ad esempio, esserci se i beneficiari sono i figli minorenni, studenti oppure inabili, anche se percepiscono la prestazione insieme al coniuge del defunto. In queste circostanze, la normativa permette anche di eccedere i limiti reddituali stabiliti, senza che ci siano decurtazioni sull’ammontare dell’assegno pensionistico.
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