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Non tardare il pensionamento, le condizioni nel 2025 sono pronte a peggiorare

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Valentina Trogu

Chi è in dubbio se aspettare o meno per il pensionamento forse dovrebbe sapere che nel 2025/2026 le condizioni potrebbero peggiorare.

Capire quando è il momento giusto per andare in pensione non è semplice. Ci sono numerose variabili da considerare, specialmente economiche. L’uscita anticipata, infatti, comporta un taglio dell’assegno ma in alcuni casi la riduzione è drastica.

I consigli di pensionamento per non perdere soldi Foto Canva (Cityzen.it)

La pensione di vecchiaia è concessa a tutti i lavoratori al compimento dei 67 anni di età avendo maturato 20 anni di contributi. Volendo uscire dal mondo del lavoro in anticipo sarà necessario capire quale scivolo di pensionamento anticipato fa al caso proprio. Le vie sono diverse per requisiti anagrafici, contributivi e altre condizioni. Oltre a trovare la combinazione perfetta si deve valutare anche il taglio sull’assegno pensionistico.

Andare in pensione prima significa non solo aver accumulato meno anni di contributi ma anche dover applicare al montante contributivo un coefficiente di trasformazione meno conveniente. Questo vale principalmente per chi rientra nel sistema di calcolo contributivo perché ha iniziato a versare contributi dopo il 1996 oppure perché ha scelto uno scivolo che impone tale sistema (come Quota 103 e Opzione Donna). Nel 2025 e nel 2025 i coefficienti saranno ancora meno convenienti e comporteranno un ulteriore taglio sull’assegno. Scopriamo perché.

Taglio sull’assegno pensionistico maggiore nel 2025 e nel 2026

Il prossimo anno i coefficienti di trasformazione verranno rivalutati come avviene ogni biennio. Sicuramente saranno meno convenienti rispetto a quelli del biennio 2023/2024 perché fanno riferimento ad un periodo di ripresa mentre quelli precedenti si sono rivalutati dopo due anni di pandemia che hanno abbassato le aspettative di vita della popolazione italiane.

Coefficienti di trasformazione e pensione (Cityzen.it)

Il sistema prevede, infatti, che in caso di incremento delle aspettative di vita aumenti la durata del periodo di fruizione della pensione e, di conseguenza, si debba ridurre l’importo dell’assegno per evitare di ledere la stabilità del sistema pensionistico italiano. Come raggiungere tale obiettivo? Rendendo meno convenienti i coefficienti di trasformazione (sono diversi in base all’età di pensionamento del lavoratore).

Si prevede che nel 2025 la rivalutazione dei coefficienti sarà meno favorevole per i cittadini perché le aspettative di vita stanno di nuovo salendo dopo i due anni di Covid 19. Ciò significherà un assegno pensionistico di importo inferiore rispetto a quello che si prenderebbe andando in pensione nel 2024 pur avendo un anno di contributi in più. I lavoratori che intendono andare in pensione, dunque, devono considerare bene tale possibilità e fare due conti per capire qual è la soluzione migliore a cui aspirare.

Valentina Trogu

Giornalista pubblicista, Web content writer, scrittrice e mediatrice familiare. Laureata in sociologia-analisi delle politiche sociali. Mi occupo della stesura di articoli toccando varie tematiche tra cui economia, salute, tecnologia, attualità. In questo modo posso coltivare la mia passione per la scrittura e cercare di rendere fruibili le informazioni ad un maggior numero di persone.

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